LA STORIA DEL CARNEVALE
Il Carnevale Storico Persicetano appartiene a quella categoria di Carnevali urbani o cittadini che, tra fine Ottocento e inizio Novecento, vede il riscatto dei piccoli borghi nei confronti delle grandi città. Mentre gli efferati e ingombranti eccessi carnevaleschi, che per secoli avevano incendiato le piazze dei grossi centri urbani, decadono inesorabilmente fino a morire – poiché incompatibili con la nuova sensibilità postrisorgimentale – alle porte del XX secolo il Carnevale resuscita nelle zone di provincia. La piccola borghesia ne fa una festa più morigerata, in cui celebra il proprio buon vivere organizzando veglioni danzanti e raffinati corsi mascherati. Nel 1874, sotto la guida della Società del Bertoldo, i festeggiamenti che fino all’anno precedente si erano svolti in maniera estemporanea acquisiscono organicità, e le sfilate di carri allegorici diventano progressivamente sempre più centrali nella manifestazione. Col passare del tempo la complessità degli artefatti aumenta: la Persiceto dell’epoca è infatti un crogiolo di maestranze tecniche e meccaniche, fiore all’occhiello di una nascente industria manifatturiera che le vale l’appellativo di piccola Manchester dell’Emilia. Arte e artigianato del territorio, coniugati con le nuove capacità tecnologiche della modernità, si immergono nel brodo primordiale della millenaria civiltà contadina, e ciò che ne esce prende il nome di Spillo.